Da tempo volevo scrivere un articolo sull’associazione Bambini Cardiopatici nel Mondo. Un’amica che lavora per questa Onlus, propone spesso dei post che non possono lasciarmi indifferente… Ma ogni volta che iniziavo a scrivere mi sembrava sempre che mancasse qualcosa! Quando ho ascoltato l’esperienza diretta di quest’amica ho capito cosa mancava: aver vissuto in prima persona certe emozioni!! Per questo ho deciso che sarà lei con le sue parole a spiegare il valore di quest’associazione, vi lascio pertanto al suo, è proprio il caso di dirlo… cuore! Grazie Sara…
“Chissà quali emozioni si provano durante una missione operatoria”…quando un’èquipe di medici partiva è sempre stato questo il mio pensiero, fino a che non è arrivato il mio momento, e mi è stato chiesto di seguire i medici volontari di Bambini Cardiopatici nel Mondo (l’Associazione per la quale lavoro) e vedere coi miei occhi ciò che fanno. E lì ho capito: non si fa in tempo a provare nulla, perché la verità è che si vive tutto.
Il giorno prima della partenza per il Senegal ero molto emozionata: la mia prima missione, la mia prima volta in Africa! Mi ero promessa di guardare ogni cosa con occhi che non guardano solamente, ma sentono; occhi che abbracciano, che amano. Sono una persona che vive intensamente, ma mai, MAI avrei pensato che un tornado di emozioni potesse abbattersi così sul mio cuore e lasciarmi spesso senza respiro… E non poteva essere altrimenti.
D’altronde chi rimarrebbe impassibile di fronte a una marea di bambini in attesa di visita in ospedale, sapendo che tu rimarrai lì due giorni e potrai operarne solo alcuni? Scegliere, che compito difficile…
E questo hanno dovuto fare i nostri medici, hanno scelto i tre bambini più gravi e hanno iniziato immediatamente a operare il primo, Maguette. Poi è stato il turno di Aminata, la mia Aminata, la bimba con sindrome di down alla quale mi sono affezionata al primo sguardo. Si è discusso molto su di lei inizialmente… i medici locali pensavano fosse meglio operare un altro bimbo in lista di attesa con una prospettiva di vita più alta; i bambini con sindrome di down vivono meno degli altri e lì, questi discorsi si è costretti a farli. Non siamo in Italia in cui si opererebbe chiunque al quale si possa regalare anche solo un mese di vita in più; siamo in Senegal e qui, in questo Ospedale Universitario lontano anni luce dal concetto di “Ospedale” che abbiamo in mente, si deve ragionare così, un po’ cinicamente. Nella stanza vicino alla terapia intensiva i medici di Bambini Cardiopatici nel Mondo, sono costretti a compiere un’ulteriore scelta e, ecco, altro momento che non dimenticherò mai: “Operiamola!”
Erano reduci da un intervento di sei ore, e sapevano che quello di Aminata sarebbe durato altrettanto ma non hanno desistito e, tutti insieme, hanno preso quella decisione che tanto speravo. Sono i miei eroi, questi medici e infermieri che prendono le ferie e vengono in missione a operare chiunque necessiti di una speranza di vita.
La piccola è rimasta tra le mie braccia fino al momento dell’intervento, sono dovuta rimanere con lei fino alla sedazione perché proprio non c’era verso di separarci… e poi sono dovuta uscire; se avevo assistito alla mattina all’intervento di Maguette, per il suo non ce l’avrei mai fatta… e ho visitato il reparto, al piano di sopra e sono rimasta sconvolta: il “reparto” sono due lettini in una stanza di 3 mt per 3, con una finestra senza ante e una sola tenda blu… Il nuovo Centro di Cardiochirurgia Pediatrica che stiamo costruendo insieme ad altre ONG europee proprio affianco all’Ospedale Universitario, ha e avrà tutto per accogliere molti più bambini e operarli in sale operatorie degne di nome. Questo pensiero mi consola immediatamente.
Alle 11 di sera i medici terminano l’intervento di Aminata e sono distrutti: 12 ore di fila in piedi! Ma sono felici, incrocio i loro sguardi ed è impossibile non leggerne la gioia di aver salvato due cuori, due bambini che ora potranno crescere forti e sani e correre finalmente insieme ai loro amici! E in quel momento capisco che non devo avere paura, anche Ahmed il giorno dopo starà bene e supererà l’intervento perché è nelle mani di chi sa prendersi cura di lui, e lo fa con infinita sapienza e amore. E anche Ahmed supera l’intervento e io non so davvero dove trovare più posto nel cuore per incamerare anche questa nuova emozione.
In soli due giorni di missione ho capito il senso della vita, e non ringrazierò mai abbastanza chi mi ha permesso di vivere questa esperienza così dannatamente intensa.
Ero pronta a farmi coinvolgere alla partenza, ma a una cosa non ero pronta: l’Africa già mi manca, e Aminata ancora di più.
Ecco quello che ho provato e sentito in quei tre giorni in Senegal che ora mi mancano da morire…
Spero davvero di ricordarmi ogni giorno, da adesso, quanto sia importante non dare per scontato nulla.
Se qualcuno si stesse per caso chiedendo cosa potrebbe fare, beh qualcosina ci sarebbe… Anche una sola piccola donazione alla nostra Associazione: Bambini Cardiopatici nel Mondo, ci permetterebbe di fare cose grandi, per esempio realizzare più missioni operatorie in Senegal e dare una speranza di vita a bambini in più.
Perché credetemi, il faccino dei bimbi che abbiamo dovuto lasciare lì, senza possibilità di intervento, é davvero devastante…
A causa delle difficili condizioni di molti paesi dovute alla guerra, da quest’anno Bambini Cardiopatici nel Mondo ha attivato il progetto “Cuori in emergenza”. Il concetto è che se i dottori non possono andare ad operare i bimbi nei loro paesi, li portano in Italia e gli salvano la vita qui! L’idea di base non cambia: dare una speranza a tanti bambini che senza l’intervento di questi generosissimi professionisti non avrebbero un futuro! Come mamma ho deciso di scrivere quest’articolo per parlare di quest’associazione ad altre mamme, che sono certa non rimarranno indifferenti di fronte a tanti bambini che senza il nostro aiuto non diventeranno grandi!
Di seguito il video del Prof. Frigiola che spiega in cosa consiste il progetto, non so voi, ma sentendo parlare questo medico non posso che provare un’enorme rispetto e gratitudine nei suoi confronti… lui e gli altri professionisti dell’associazione Bambini Cardiopatici nel Mondo mi fanno capire che nonostante quello che si sente in giro e in televisione, esistono ancora dei Medici con la M maiuscola. Grazie…